PROGRAMMA
E’ con vero piacere e, direi, con commozione che mi accingo a scrivere
queste poche righe sul caro don Francesc Andreu nella memorabile occasione
del centenario della sua nascita. I miei primi contatti con la comunità teatina
di Sant’Andrea della Valle ebbero lui come tramite. Il p. Andreu non
mancava mai di partecipare ai solenni riti della Dedicazione della basilica
liberiana il 4 e 5 agosto (Madonna della Neve); dopo il primo vespro di un
4 agosto di tanti, tanti anni fa (venti? venticinque?), vedo avvicinarsi
a me la venerabile figura di questo anziano religioso, ancora nella pienezza
delle sue forze fisiche, per chiedermi con modi garbati e gentili – tale
era il suo stile inconfondibile – se avrei accettato l’invito
ad andare con un gruppo di cantori e l’organista a cantare in Sant’Andrea
la messa nell’imminente festa di San Gaetano (7 agosto). Accolsi volentieri
la proposta, e posso solo dire che, da quel giorno, e ininterrottamente fino
ad oggi, i cantori della Ven. Cappella Musicale Liberiana, che mi onoro di
dirigere ormai da trentasei anni, non sono mai mancati ai tre appuntamenti
annui in Sant’Andrea della Valle: San Gaetano, per l’appunto,
Sant’Andrea Apostolo e, sin dalla sua canonizzazione, il 3 gennaio,
San Giuseppe Tommasi.
Finchè ne ebbe la forza, Don Francesc attendeva il nostro arrivo, e gentilmente ci chiedeva di eseguire qualcuna delle sue composizioni, particolarmente l’inno degli apostoli “Exsultet orbis gaudiis”, o l’inno dei confessori “Iste confessor”. Da allora i miei contatti con la comunità teatina e le mie visite, in occasione delle quali mi sentivo sempre accolto come un fratello, andarono vieppiù “in crescendo”. Dopo pranzo il p. Andreu mi invitava sistematicamente ad andare al pianoforte, e mi “sottoponeva” alcune sue composizioni, in genere le più recenti, che venivano regolarmente eseguite dalla “Capella Teatina” del suo Felanitx natale, nell’isola dorata di Maiorca. Malgrado la differenza di età, la cordialità dei nostri rapporti, resi naturali dal fatto di appartenere ambedue alla stessa lingua e cultura, non era scevra da un senso di rispetto verso la mia persona, cosa che mi confondeva e mi edificava nel contempo.
Mi chiedeva di rivedere e “correggere” con ampie facoltà questi lavori, compito non sempre facile, specie quando con arditezza ma con evidente scarsità di mezzi – cosa che , nella sua umanità, metteva sempre in evidenza – tentava di cimentarsi nelle forme severe o, comunque, battendo vie che andavano al di là del consueto stile “chiesastico” o “ceciliano”. Ricordo come, avendo operato con mano alquanto pesante la revisione di un suo poemetto corale, dal titolo “L’Enderrossall” (io stesso mi ero fatto trascinare dalla forza lirica e drammatica di questa sua composizione), il buon padre rimase perplesso, e confessò che nessuno avrebbe potuto credere che il poema, così come io l’avevo rielaborato, fosse uscito dalla sua penna. Un po’ come papa Giovanni con la prima stesura della sua enciclica “Pacem in terris”. Sicchè i cambiamenti operati furono da lui stesso ridimensionati secondo i suoi intendimenti. Questa fu l’unica volta in cui non si sentì – e lo capisco – di accettare “in totum” le mie proposte. Comunque i lavori riveduti furono tanti. Si può dire che, per parecchi anni, con cadenza settimanale mi recavo dai Padri Teatini, e l’appuntamento al pianoforte con p. Andreu era immancabile!
Don Francesc Andreu, uomo di grande cultura e di versatile talento, sarebbe stato un vero musicista se avesse potuto regolarmente studiare. Intento ai lavori di ricerca storica e di spiritualità teatina, nonché allo zelante ministero specie al confessionale, la musica fu per lui un prepotente “hobby”, una vera passione che lo portava ad ammirare e studiare le partiture di Perosi e di Refice, di Renzi e di Bartolucci, e ad avere vivi e personali contatti con questi grandi maestri. Quelli con Bartolucci erano, del resto, facilitati dalla stretta vicinanza delle rispettive abitazioni.
Potremmo distinguere almeno due epoche nel percorso compositivo di p. Andreu: quella postconciliare, che io ho avuto modo di seguire maggiormente; e quella preconciliare, con la composizione di grandi messe e mottetti, sulla scia di quei famosi maestri che ho appena elencato. Non so se tali composizioni, di notevoli proporzioni e dalle mire ambiziose, siano state rivedute a loro volta da qualche bravo maestro; ma, a onor del vero, mi sembravano di pregevole fattura, e mi facevano scoprire un musicista dotato di vera “stoffa”. Avesse potuto studiare regolarmente – lo ripeto - sarebbe stato un compositore sacro con tutti i crismi.
Valga questa semplice testimonianza a rendere onore al carissimo Don Francesc Andreu “musicista”, ora che si compiono cento anni della sua nascita alla vita di questo mondo, sicuro che ormai, nell’altro, canta eternamente con i cori angelici l’inno ineffabile all’Agnello immolato e risorto.
Roma, 4 – XI – 08
Valentino Miserachs Grau
Ad Missam “In conceptione immaculata BVM”
ROMA lunedì 8 dicembre
Basilica di Sant’Andrea della Valle –
piazza Sant’Andrea
della Valle